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"Enrico Cuccia in Africa Orientale Italiana (1936-1937)"
Il volume, apparso a cento anni dalla nascita di Enrico Cuccia, nel mese di novembre 2007 ed il cd allegato raccolgono il carteggio tra Cuccia funzionario del Sottosegretariato per gli scambi e per le valute e il suo superiore Alberto D’Agostino capo della Direzione generale delle valute. Una documentazione inedita che permette di ricostruire il consolidarsi di un rapporto, quello tra Cuccia e D’Agostino, basato sulla reciproca stima e sul medesimo rigore e la grande competenza in materia valutaria.
Le carte fanno parte del fondo del Ministero degli scambi e delle valute, conservato all’Archivio centrale dello Stato. Si legge nell’introduzione di questo libro: “Dopo la stesura dell’inventario e della successiva fruibilità della documentazione, si è deciso di valorizzare la serie riguardante le ispezioni in Aoi, oggetto di questo carteggio, sia per il rilievo dei personaggi protagonisti, sia per la particolarità dell’argomento trattato. Naturalmente va sottolineato che l’intero archivio è di grandissimo interesse per la ricostruzione delle vicende storiche ed economiche del periodo fascista, in materia valutaria”. Più di 200 faldoni raccolgono la documentazione riguardante la III e la IV divisione della Direzione generale delle valute a capo della quale c’era Alberto D’Agostino. D’Agostino lavorò alla Banca nazionale di sconto. Passato in servizio alla Comit fu subito chiamato a dirigere a Bucarest la Banca commerciale italiana e romena. Nel 1934 venne richiamato dalla Comit a Milano come condirettore centrale. Inviato in missione in Polonia fu nominato condirettore centrale della Bank Handlowy & Warszawie. Nel 1935 venne distaccato a Roma alla Sovraintendenza allo scambio delle valute e il 31 gennaio 1936 gli venne affidato da Guarneri stesso l’incarico di direttore generale delle valute. D’Agostino concentrò nelle sue mani grandi responsabilità e restò nel dicastero fino alle dimissioni di Guarneri che così lo ricordò nelle sue Battaglie economiche tra le due guerre: “dalla figura tozza, la grande testa affondata nelle spalle; dal temperamento agile e appassionato, polemico, talvolta irruento, ma sempre rapidamente conclusivo; conoscitore consumato della tecnica bancaria e finanziaria, ricco di esperienze vissute in Italia e all’estero”.
Nel 1935, con Rd 29 dicembre n. 2186 era stato istituito il Sottosegretariato per gli scambi e per le valute al quale furono devolute tutte le attribuzioni spettanti alla Sovraintendenza allo scambio delle valute e quelle del Ministero delle corporazioni in materia di rapporti economici con l’estero, di disciplina delle importazioni, delle esportazioni, della distribuzione delle valute, del regolamento degli approvvigionamenti all’estero da farsi nell’interesse dello Stato. L’Istituto nazionale per le esportazioni e l’Istituto nazionale per i cambi con l’estero vennero posti alle dirette dipendenze del Sottosegretariato.
Nel maggio 1936 con la vittoria delle truppe italiane era terminata la guerra italo-etiopica iniziata l’anno precedente, in realtà la guerriglia non ebbe mai fine nei pochi anni di impero. Africa orientale italiana fu la denominazione ufficiale di parte dell’impero coloniale italiano in Africa, proclamato da Mussolini il 9 maggio 1936. L’ambizioso programma dell’imperialismo italiano includeva principalmente opere pubbliche e la colonizzazione demografica agricola affidata all’Opera nazionale combattenti così come altri enti nati in periodi successivi; lo Stato investì notevoli somme di denaro per lo sviluppo commerciale ed industriale ma mancò, in linea di massima, il capitale privato. Fu una politica che lo stesso Felice Guarneri prima sottosegretario e poi capo del Ministero per gli scambi e per le valute, non poté che giudicare negativamente. “La costruzione di grandi strade asfaltate intersecanti in ogni direzione quell’immenso territorio, con un sviluppo di circa 4.000 chilometri; la trasformazione di miseri centri abitati, sulla scorta di piani regolatori studiati con la visione di fare di Addis Abeba una grande città imperiale […] Tutta una politica grandiosa […] determinò immissione di mezzi monetari e un’altrettanto violenta rottura dell’equilibrio tra la domanda e l’offerta di beni e di servizi, e un sovvertimento di tutti i rapporti di valore, per cui la tradizionale economia dell’impero ne rimase sconvolta”.
Il ventinovenne Enrico Cuccia (era nato a Roma il 24 novembre 1907), arrivò ad Addis Abeba nel luglio del 1936 insieme al suo collega Giuseppe Ferlesch, obiettivi: costituire le delegazioni del Sottosegretariato nei capoluoghi delle colonie e svolgere attività di ispezione della gestione valutaria ed economica nei territori conquistati. Il 27 luglio 1936 inviò la prima lettera a D’Agostino da bordo del piroscafo Cesare Battisti il piroscafo dove s’imbarcavano impiegati, funzionari dello Stato, uno dei più economici.
“Il viaggio procede regolarmente, seppure con qualche ritardo. A Gibuti, dove dovremmo giungere domattina, arriveremo in circa seicento persone tra passeggeri ed operai diretti ad Addis Abeba. Non so ancora se e quanto dovremo sostare in attesa del treno; ad ogni modo spero di giungere a destinazione entro la fine del mese, secondo quanto fu telegrafato al Governo Generale”.
Ad Addis Abeba Cuccia arrivò nella stagione delle piogge in piena guerriglia. Il 1 agosto Cuccia e Ferlesch incontrarono Arnaldo Petretti vice governatore dell’Africa italiana che non offrì alcuna speranza di ottenere una sede adeguata né l’opportunità di ospitare l’ufficio della delegazione presso il Governo generale. Scriveva a D’Agostino il 14 agosto: “L’accoglienza di S.E. Petretti è stata, nei due colloqui avuti molto cortese e cordiale. Non ci è stato ancora dato di essere ricevuti da S.E. Graziani. Per quanto riguarda gli uffici del Governo Generale, non credo che troveremo in essi quella collaborazione che sarebbe stata desiderabile a favore di un’opera svolta nell’esclusivo interesse del Paese”.
Cuccia e Ferlesch trovarono un ambiente ‘amichevolmente ostile’. “L’atteggiamento generalmente assunto nei nostri riguardi, [...] si può riassumere nei seguenti termini: il problema valutario ha una secondaria importanza di fronte ad altri imprecisati maggiori problemi; la funzione delle delegazioni del Sottosegretariato dovrebbe essere puramente consultiva; a Roma non si ha alcuna conoscenza della vita e delle effettive esigenze dell’Etiopia, per cui non soltanto le istruzioni ma anche i decreti vanno adattati all’ambiente . [...] Naturalmente, tutto ciò non costituisce il presupposto più favorevole per una collaborazione; e praticamente comporta lunghe, spesso infruttuose anticamere negli uffici del Governo; la mancanza a tutt’oggi di un ufficio; la difficoltà di giungere a decisioni. La mancanza di un ufficio, unita alle relativamente grandi distanze di Addis Abeba, alla cattiva praticabilità della strade, alla assoluta deficienza dei mezzi di comunicazione, si traduce in un altro notevolissimo dispendio di tempo e di energie. I primi giorni di permanenza ad Addis Abeba sono stati piuttosto ‘scomodi’. Attualmente, il Dr. Ferlesch ed io alloggiamo, e naturalmente lavoriamo, nelle sole due stanze che abbiamo potuto trovare, presso una famiglia di emigranti russi; a mezz’ora dal Palazzo del Governo Generale e a circa altrettanto dalla Banca d’Italia. Per colmo di disavventura, il nostro bagaglio pesante è stato dalla Ditta Gondrand rispedito da Gibuti verso l’Italia, anziché inoltrarlo verso Addis Abeba. Siamo riusciti a fermarlo a Massaua; ed ora, da informazioni pervenuteci, si troverebbe già in viaggio tra Gibuti ed Addis Abeba”.
Nelle risposte di Alberto D’Agostino, sostenuto dalle decisioni di Felice Guarneri ci sono incoraggiamenti e indicazioni precise. “Ho letto le Sue impressioni sulla Sua nuova sistemazione e sull’ambiente nel quale Ella deve lavorare. – gli scrive D’Agostino l’11 settembre – Mi accorgo che le previsioni sulla difficoltà del compito non erano errate. Ma stia di buon animo e continui a fare il Suo dovere, che è quello che conta. Continui comunque a tenerci informati”.
Ricorderà Felice Guarneri nelle sue Battaglie economiche: “La delegazione affidata inizialmente alle cure di due giovani valorosi funzionari – il dott. Cuccia e il dott. Ferlesch – svolse un’efficacia attività, in una situazione estremamente confusa, tra difficoltà di ogni genere, tra le quali non ultima l’ostilità degli uomini preposti al governo dell’impero, e valse a instaurare un principio d’ordine nel regime valutario di quell’immenso territorio, rendendo più efficaci i controlli contro il contrabbando dei biglietti di Stato e di banca”.
Il rigore di Cuccia nel campo delle concessioni delle valute, suscitarono però le proteste dei vertici del governo dell’Africa orientale. Il vicere Rodolfo Graziani stesso lo attaccò parlando di ‘rassismo valutario’ e affermando, in uno dei telegrammi inviato ad Alessandro Lessona, ministro delle colonie, che Cuccia veniva indicato ad Addis Abeba come ‘ras della valuta’.
Ma Guarneri difese l’operato di Cuccia. Ordinò anche un’indagine nella quale tutte le accuse al delegato vennero smontate, una ad una.
Il 1 luglio 1937, a Roma, Cuccia e Guarneri incontrarono Mussolini che elogiò il giovane funzionario “per il lavoro compiuto in circostanze particolarmente difficili per assicurare la prima organizzazione dei servizi di controllo delle valute nei territori dell’Impero”. Nonostante ciò Cuccia volle lasciare l’AOI. Scriveva il 14 ottobre 1937: “ Egregio Comm. d’Agostino, [...] Nonostante il mio desiderio di lasciare al più presto l’A.O.I., non mi è stato ancora possibile di partire per il Gimma con il Rag. Trifogli, in attesa della formazione di una carovana verso il Galla e Sidamo”. Il 30 ottobre arrivò con Ferlesch a Gibuti da dove partirono, il 2 novembre, con il piroscafo Tevere per ritornare in Italia.
Le lettere pubblicate in questo volume e il cd-rom allegato, permettono un ulteriore approfondimento dell’indagine sul colonialismo italiano nel 1936-37, nei suoi aspetti economici commerciali e politici, e costituiscono un contributo per la conoscenza di protagonisti come Rodolfo Graziani, Alessandro Lessona, Felice Guarneri. Il ricco carteggio offre un affresco della vita in Africa Orientale Italiana mettendo in rilievo le difficoltà logistiche, i problemi sul controllo delle risorse, i tentativi di frenare la speculazione, i complicati rapporti tra Roma e Addis Abeba, le radicate abitudini quotidiane “italiane” esportate in un contesto africano.
Il risultato è un’analisi rigorosa e un racconto appassionante e vivo che fanno di questo carteggio non solo una fonte storica primaria per esaminare la realtà di quegli anni ma anche uno strumento di riflessione critica sul percorso umano e sull’esperienza lavorativa di un personaggio come Enrico Cuccia che sarebbe divenuto determinante nella vita economica italiana. |