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Gli archivi fotografici: una realtà in divenire

Rossana Spadaccini

in nn. 2-3/2006
Nella splendida cornice dell’emiciclo di San Francesco di Paola, la monumentale chiesa in piazza del Plebiscito, si è svolto il Seminario ANAI sugli archivi fotografici. Proprio sotto il colonnato ha sede l’Archivio Fotografico Parisio, che è associazione culturale e archivio fotografico, fra i più significativi esistenti oggi in Italia. Stefano Fittipaldi e Giuliana Leucci, che l’hanno rilevato insieme all’Archivio Fotografico Troncone, da padroni di casa ricordavano come Giulio Parisio usasse proprio il porticato come una propaggine del suo studio per stendere le gigantografie da inviare alle mostre internazionali. All’interno, in ambienti arredati con le singolari creazioni del fotografo artista, adibite a vetrate e a sovrapporte, l’ANAI nazionale ha organizzato due giorni di relazioni e interventi sull’oggetto “fotografia”, spesso movimentati da appassionati e stimolanti dibattiti.
La doppia natura di questo particolare genere di “bene culturale” -  quella di opera d’arte e al tempo stesso di documento storico - e la sua appartenenza ad ambiti diversi quali gli archivi, le biblioteche, i musei determinano ottiche e punti di osservazione diversi e talvolta opposti, che si è provato a far convergere, privilegiando il comune scopo della salvaguardia e della valorizzazione di questo prezioso e delicato materiale.
Giuseppina Benassati, dell’IBC della Regione Emilia Romagna, sottolineando le diversità presenti nei vari standard descrittivi di ambito bibliotecario, archivistico e storico artistico, ha difeso il recupero del carattere di “autorialità” dell’immagine fotografica, indipendentemente da dove essa sia conservata. In tal senso le fotografie, come tutte le opere d’arte, sono dotate di un’intrinseca autonomia, correlata alla storia individuale del suo creatore, né più né meno di un quadro o di una scultura. La scheda F risponde a questo tipo di orientamento, con la sua struttura basata su authority-file per autore, per ente, per ditta. Più complesso è il problema della descrizione dei titoli e dei contenuti, quando l’oggetto della foto non è definito dal suo autore. Quale titolo attribuire e quale linguaggio adoperare? Anche la soggettazione, per non rischiare l’arbitrarietà e la multiformità ingovernabile, necessita di vocabolari controllati. Dalla conoscenza approfondita di archivi fotografici di diversa tipologia, si deve passare, quindi, all’elaborazione non di modelli descrittivi condivisi, ma di tabelle di equivalenza fra campi diversi, successivamente testate e sottoposte alla “prova dei fatti” per verificarne l’efficacia.
Le ragioni della fotografia-documento, in un contesto più propriamente archivistico, sono state addotte da Paolo Buonora dell’Archivio di Stato di Roma, che rappresentava Gigliola Fioravanti del CFLR, l’istituto centrale che da sempre dedica particolare attenzione agli archivi fotografici, sia analogici che digitali. Esponendo in particolare il Progetto europeo SEPIA, egli ha posto l’accento sulla necessità di non recidere il vincolo che lega le fotografie fra loro e al soggetto produttore, sia esso il fotografo o l’istituzione-committente. Senza negare il valore dell’autorialità, occorre attribuirne altrettanto al contesto, che arricchisce e moltiplica i significati del documento fotografico.
Il rapporto tra fotografia e storia è stato trattato dallo storico Gabriele D’Autilia dell’Archivio audiovisivo del Movimento operaio democratico di Roma. Nel suo rapido excursus sulla storia della fotografia ha dimostrato quanto questo recente mezzo di riproduzione sia passato dall’intenzione celebrativa e pittorica delle origini, quando si realizzavano per lo più ritratti e paesaggi, a quella documentaria e descrittiva. A fine Ottocento, sull’onda dell’utopia positivistica, la realtà pareva fedelmente e “obiettivamente” riprodotta e i fatti e gli eventi “provati” e avvalorati dalle fotografie. In effetti l’intenzionalità del soggetto produttore era sempre stata presente negli scatti fotografici, da quelli commissionati dai poteri governativi a quelli ispirati da intenti di denuncia sociale o politica. Anche per questa sua intrinseca “soggettività” la fotografia è insostituibile strumento per raccontare la storia o per meglio dire “le storie”, tanto che da tempo si compongono e si pubblicano storie e racconti per immagini, corredate da semplici didascalie e brani giornalistici.
La diffusa circolazione di fotografie anche in internet, ha posto in rilievo i problemi relativi al diritto d’autore. L’avvocato Fabrizio Leonelli ne ha esposto la storia normativa e le questioni ancora aperte. Solo a partire dal 1979 la legge ha riconosciuto la necessità di tutelare l’ “opera fotografica” e il suo carattere creativo, garantendo gli autori e gli aventi diritto; anche le banche dati informatiche sono comprese fra le categorie protette come “opere d’ingegno”: ne è vietata  l’estrazione integrale o di parti sostanziali e significative.
Laura Primangeli, fotografa professionista, ha descritto con dovizia di particolari strumenti e tecniche per la corretta ed efficace digitalizzazione degli archivi e delle collezioni fotografiche, al fine di garantire una minore movimentazione degli originali e una più diffusa consultazione.  
Alle esposizioni e ai dibattiti teorici degli esperti a confronto, si sono poi aggiunte le testimonianze di Stefano Fittipaldi e Giuliana Leucci che, con vivacità e passione, hanno raccontato come hanno recuperato, riordinato e descritto due straordinari e diversi archivi fotografici, che costituiscono un vanto per l’intera città di Napoli.
L’Archivio di Giulio Parisio, rilevato nel 1995, è costituito da un patrimonio di oltre un milione di negativi originali, prodotti dagli anni venti del Novecento ad oggi, in vari formati e su vari supporti - lastre, acetati, pellicole - e da qualche migliaio di stampe positive. Vi sono documentati aspetti  diversi della società italiana in tre quarti di secolo: le abitudini e i costumi della nobiltà e dell’alta borghesia, le trasformazioni urbane, lo sviluppo dell’industria meridionale, ma anche il percorso tecnico artistico della stessa fotografia.  Parisio, infatti,  dopo gli inizi nel giornalismo fotografico d’attualità, fu inviato in Dalmazia per un reportage sulle  “vestigia d’italianità” della costa; poi si specializzò in ritratti d’arte, dedicandosi nel contempo anche alla fotografia d’avanguardia e realizzando “ardimenti fotografici”che firmava come Paris. Riportò molti premi in varie mostre a Roma, Torino, Milano, Parigi, Chicago e progettò grandiosi allestimenti, fra i quali il percorso e l’arco di trionfo per la visita di Hitler a Napoli nel 1938. Nel dopoguerra si dedicò alle foto industriali, documentando, fra l’altro, lo sviluppo dell’Italsider di Bagnoli e dell’Olivetti di Pozzuoli.
Il fondo prodotto da Roberto Troncone (1875-1947), fondatore della Partenope film, una delle prime case cinematografiche, ha un carattere più spiccatamente fotogiornalistico e conserva, per fortuna, la sua struttura archivistica. E’ corredato da numerosi grossi registri di protocollo, nei quali sono elencati, in ordine cronologico e a partire dal 1926, tutti gli avvenimenti ripresi, dati che sono stati già opportunamente informatizzati. Si presenta inoltre ordinato in scatole numerate, identificate con titoli e descrizioni originali e raggruppate in serie corrispondenti, grosso modo, a temi diversi: cronaca, folclore, spettacolo, sport.
L’intervento di schedatura dell’Archivio Parisio e di realizzazione di una banca dati multimediale, è stato illustrato da Marco Iuliano che ha spiegato la “filosofia” che ha animato il gruppo di lavoro: semplicità d’uso, al fine della migliore conservazione, salvaguardia, valorizzazione ed anche sviluppo commerciale dell’archivio, in tempi ragionevolmente brevi. Finora sono stati acquisiti e schedati 30.000 negativi su 70.000, alcuni sottoposti anche a una sorta di “restauro virtuale”. Per la schedatura è stata utilizzata una versione semplificata della scheda F dalla quale sono stati scelti solo i campi ritenuti utili allo scopo (circa l’80%), con la prospettiva, però, di riversarli successivamente nella più complessa scheda ministeriale.
Dai lavori del seminario di Napoli è scaturita la proposta di costituire un Gruppo di lavoro ANAI sugli archivi fotografici, in via di organizzazione.

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