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Gli archivi dell’Azione Cattolica Trentina
![]() Di recente pubblicazione, all’interno della collana “Archivi del Trentino: fonti, strumenti di ricerca e studi” della Soprintendenza per i Beni librari, archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento, il corposo inventario dei fondi “Comitato diocesano di Azione cattolica (1896-1923)” e “Azione cattolica italiana (1924-1990)”, prodotti dalla secolare storia dell’associazione laicale attiva nella diocesi di Trento ed ora conservati presso l’Archivio diocesano tridentino. Curatore dell’inventario il compianto Giuseppe Chironi, docente di archivistica presso l’Università degli Studi di Trento, prematuramente scomparso nel 2010.
La presentazione del volume è avvenuta il 12 maggio nel contesto di un convegno, promosso da Università, Provincia e Arcidiocesi, dedicato alla ricostruzione delle vicende storiche che hanno caratterizzato l’AC locale, con relazioni e testimonianze dirette di alcuni protagonisti della vita passata del sodalizio.
I fondi originati dall’attività delle varie articolazioni dell’AC locale costituiscono una fonte di primario interesse per la storia del Trentino del Novecento, pur risultando sovente lacunosi a causa della scarsa attenzione nella conservazione palesata in passato da parte degli organismi produttori e dei loro responsabili e di “eccessive cure” da parte di qualche studioso che in passato ha usato quelle fonti per i propri lavori. I molteplici lavori di riordino ai quali i fondi sono stati sottoposti nel tempo ne hanno sicuramente reso difficilmente intelligibile la fisionomia e la morfologia originarie, ma la precisa metodologia e la cura descrittiva adottate e applicate dal curatore rendono ampiamente fruibili questi complessi documentari e identificabili i nessi di relazione tra le carte e i soggetti produttori.
Una storia, quella dell’AC trentina, fortemente intrecciata con le vicende ecclesiali, sociali e politiche della regione, dagli ultimi anni dell’Ottocento fino ai decenni più recenti. Nel periodo che vide la fondazione del primo Comitato diocesano (1898) il Trentino si trovava organicamente inglobato nei territori e organizzato nelle strutture amministrative dell’Impero asburgico; le strutture economiche e finanziarie - sulla spinta degli orientamenti sociali del magistero di Leone XIII e delle iniziative sorte in seno al mondo cattolico – erano fortemente orientate alla promozione del lavoro e della cooperazione, per combattere la diffusa povertà e cercare di limitare l’alto tasso di emigrazione. In questo contesto l’AC nacque e crebbe ispirandosi a modelli ed esempi propri dell’area italiana e del cattolicesimo sociale tedesco e austriaco.
Nel primo dopoguerra il mondo cattolico e le sue articolazioni furono protagoniste della delicata fase di passaggio che vide il Trentino affrontare i cambiamenti istituzionali succeduti al conflitto, l’annessione all’Italia tra le “terre redente” ed i problemi dell’inserimento tra le province del Regno. Negli stessi anni la classe dirigente formatasi negli ultimi decenni del periodo asburgico e fortemente attiva nel primo dopoguerra - in maggioranza di ispirazione cristiano democratica e popolare, capeggiata da Alcide De Gasperi - venne progressivamente combattuta e definitivamente sconfitta ed emarginata dalla vita sociale trentina dal disegno di occupazione di ogni sfera del vivere civile da parte del regime fascista. L’autonomia amministrativa della regione viene progressivamente affossata, cancellando ogni traccia dell’eredità istituzionale lasciata dall’Austria. Con la fine del 1926 la fitta trama di organizzazioni mutualistiche e cooperativistiche costituite in seno alla società col sostegno della Chiesa venne scompaginata, le redazioni dei giornali devastate dagli squadristi e ridotte al silenzio, le banche e le istituzioni economiche occupate da uomini graditi al Fascio. Veniva meno il sistema del “triplice binario”, impostato fin dagli inizi del secolo dall’azione pastorale del vescovo Endrici e recepito e organizzato da gran parte del clero e del laicato cattolico, fondato da una parte sulle organizzazioni economico-sociali, dall’altra sulla partecipazione politica attraverso il partito popolare, dall’altra ancora sul riferimento alla gerarchia e all’associazionismo religioso. In questo periodo, contrassegnato dal Concordato, scomparve ogni possibilità di opposizione politica e istituzionale e la presenza organizzata dei cattolici si limitò alla militanza nelle file dell’Azione Cattolica che, seppur fortemente controllata e a tratti minacciata di scioglimento, permise la continuazione della tradizionale opera educativa del laicato, maturando un atteggiamento diffuso di indipendenza e resistenza morale rispetto al regime. Un atteggiamento che sarebbe diventato l’humus culturale entro il quale, durante la “lunga vigilia” di quasi vent’anni, si sarebbe formata la coscienza civile di molti protagonisti della sconfitta della dittatura e della rinascita democratica del paese.
Nel secondo dopoguerra le organizzazioni cattoliche, con a capo l’AC, tornarono a costituire la componente sociale maggioritaria, che esprimeva la compagine politica egemone. L’Azione cattolica trentina divenne movimento e istituzione, vertice e base, nodo che raccordava l’ecclesiale e il sociale, l’ideologia e la politica, la propaganda e la devozione, la formazione e la scelta dei quadri dirigenti del partito e dei rappresentanti all’interno delle istituzioni. La ricostruzione postbellica, le tensioni tra le gerarchie vaticane e l’impostazione laica dell’azione politica degasperiana, la questione etnica, la scelta autonomistica regionale, la stagione del terrorismo sudtirolese, i venti di rinnovamento ecclesiale che anticiparono il Concilio Vaticano II, trovano tutte un corrispettivo nelle vicende e negli orientamenti che segnarono la vita dell’Azione Cattolica trentina (e almeno qualche eco tra le sue carte).
All’indomani del Concilio e negli anni dello scoppio della contestazione studentesca, l’AC trentina subì un tracollo del 70% degli iscritti e nel 1978 gli aderenti erano solo 842 (specchio anche del difficile processo di ristrutturazione richiesto a livello nazionale). Con la stagione conciliare vennero rivalutati il ruolo e la piena dignità dei fedeli laici ed entrò in crisi il concetto di collateralismo; con la presidenza di Vittorio Bachelet e in seguito ai nuovi statuti approvati da Paolo VI si affermò la scelta religiosa e pastorale dell’AC, che si staccò definitivamente da ogni forma di contiguità con il mondo politico.
Un continuo intreccio tra locale e globale, tra particolare e universale, che gli archivi dell’Azione cattolica tridentina testimoniano in maniera evidente. Vicende che attendono di essere studiate con l’adeguato riscontro documentario che queste carte permetteranno
G. CHIRONI, I fondi Comitato diocesano per l'azione cattolica (1898-1924) e Azione Cattolica Italiana - sezione diocesana di Trento (1924-1969) dell'Archivio Diocesano di Trento, Trento: Provincia autonoma di Trento. Servizio beni librari, archivistici e archeologici, 2010, 487 p. - (Archivi del Trentino: fonti, strumenti di ricerca e studi; 12). - ISBN: 978-88-7702-255-4 |